Proverbi 21:2

כָּֽל־דֶּרֶךְ־אִ֭ישׁ יָשָׁ֣ר בְּעֵינָ֑יו וְתֹכֵ֖ן לִבּ֣וֹת יְהוָֽה׃

Di Elia Fiore (MA Oxon)

TRADUZIONI

Diodati: Tutte le vie dell’uomo gli paiono diritte; Ma il Signore pesa i cuori.
Nuova Diodati: Ogni via dell’uomo è diritta ai suoi occhi, ma l’Eterno pesa i cuori.
Riveduta: Tutte le vie dell’uomo gli paion diritte, ma l’Eterno pesa i cuori.
Nuova Riveduta: Tutte le vie dell’uomo gli sembrano rette, ma il SIGNORE pesa i cuori.
C.E.I.: Agli occhi dell’uomo tutte le sue vie sono rette, ma chi pesa i cuori è il Signore.

 

COMMENTO

כָּֽל־דֶּרֶךְ־אִ֭ישׁ

Catena costrutta con segolato (דֶּרֶךְ) singolare maschile che non muta nello stato costrutto.
Ci troviamo davanti ad una catena costrutta indefinita poiché il sostantivo nello stato assoluto non ha l’articolo.

Il termine “via” (דֶּרֶךְ) viene tradotto:
– “Strada” (Genesi 4).17);
– “viaggio” (Genesi 24:21),
– “direzione” (1 Re 8:44);
– “usanza, modo” (Genesi 19:31)
– “corso della vita” (1 Samuele 18:14);
– “Comportamento” (Proverbi 21:2)

Trattasi di un sostantivo singolare maschile che, in questo caso, sembra indicare un “percorso”, un “modo di essere”, un “atteggiamento continuo”, un “comportamento”.

יָשָׁ֣ר

Aggettivo maschile singolare = “giusto”, “diritto” (anche in senso figurativo = “lineare”, “opportuno”)

Sintatticamente, per come è posizionato all’interno della frase e per la natura indefinita della catena costrutta, questo aggettivo può avere:

… Funzione predicativa: “Ogni via dell’uomo è opportuna”
Questa costruzione sembra innanzitutto mettere enfasi sul “comportamento”, sulla “direzione” presa dall’uomo; piuttosto che sulla natura (“opportuna”, “giusta”, “diritta”) del comportamento adottato.

La traduzione della prima parte di questo verso sarebbe la seguente: “E’ ogni comportamento dell’uomo [ad essere, apparire] opportuno (logico, adatto, corretto) ai suoi occhi, ma…” (Parafrasando: “E’ Ogni atteggiamento che l’uomo attua ad essere considerato “opportuno” da quest’ultimo, ma…”)

… Funzione attributiva.
Se questo aggettivo avesse in questa frase funzione “attributiva”, potrebbe qualificare sia “via” (דֶּרֶךְ), sia “uomo” (אִ֭ישׁ) poiché entrambi i sostantivi sono maschili singolari.

Qualora l’aggettivo “opportuno”, “giusto”, “lineare” qualificasse…:

  • … “Via” (דֶּרֶךְ) la traduzione della prima parte di questo verso sarebbe la seguente: “E’ ogni comportamento corretto che viene dall’uomo visto/notato/valorizzato, ma…” (Parafrasando: “Quello che l’uomo vede sono i comportamenti corretti, opportuni o lineari, ma…”)
  • … “Uomo” (אִ֭ישׁ) la traduzione della prima parte di questo verso sarebbe la seguente: “E’ ogni comportamento che l’uomo “retto” vede/nota/valorizza, ma…” (Parafrasando: “Quello che l’uomo “retto” vede è ogni comportamento, ma…”)

וְ

Tradotto a volte “e”, ma anche “ma”.

תֹכֵ֖ן

Qal Participio maschile singolare assoluto = Colui che “misura” (calcola le implicazioni, valuta, stima, esamina, corregge). E’ come dire Colui che: da un’implicazione, una stima, una correzione, una limitazione ai cuori…

Questo verbo non porta necessariamente con sé il concetto di “giudizio” nel senso di “sentenza”; ma, piuttosto, il concetto di valutazione con il fine di determinare le conseguenze.

לִבּ֣וֹת

“Cuori”, plurale femminile del sostantivo “cuore” (לֵב).

La radice di “cuore” è (לבב) che, dopo aver “geminato” (perso l’ultima radicale in לֵב) fa riapparire la terza radicale (attraverso il Dagesh Forte) quando viene aggiunto il suffisso femminile plurale.

In questo caso ci troviamo davanti ad una “Sinedoche” poiché “Cuori” è, in questo caso, l’intero preso per le sue parti (i pensieri generati dal cuore)

Sineddoche: Figura retorica per la quale si usa figuratamente una parola di significato più ampio o meno ampio di quella propria: per es. una parte per il tutto ( prora per nave ), il contenente per il contenuto ( bere un bicchiere ), la materia per l’oggetto fatto ( ferro per spada )

E’ interessante notare che il termine è qui al plurale sia perché “ogni comportamento” (כָּֽל־דֶּרֶךְ) è generato da una serie di “pensieri”; sia perché si riferisce a qualunque schema mentale prodotto da ogni essere umano. 

יְהוָֽה

Il Nome di Dio viene vocalizzato con le vocali di Adonai (Qere Perpetum) per ricordare al lettore che il Nome proprio di Dio non va pronunciato.

 

TRADUZIONI PROPOSTE

Esistono tre possibili traduzioni di questo verso, ognuna in grado di offrire un aspetto della stessa realtà:

Prima possibile traduzione
“E’ ogni comportamento dell’uomo [ad essere, apparire] opportuno (logico, adatto, corretto) ai suoi occhi, ma L’Eterno è Colui che valuta (esamina, corregge) i cuori”.

Parafrasando: “E’ Ogni atteggiamento che l’uomo attua ad essere considerato “opportuno” da quest’ultimo, ma L’Eterno è Colui che valuta (esamina, corregge) i cuori”.

Questa traduzione non solo implica che l’uomo concentra la propria attenzione sui propri comportamenti; ma anche che egli considera “corretto” o, per lo meno, “opportuno” ogni suo comportamento. L’Eterno, dal canto Suo, valuta, esamina e corregge ciò che genera quel determinato comportamento.

Così tradotto il testo sembra descrivere il momento in cui una persona decide di attuare un determinato comportamento, non tanto la valutazione di quel comportamento “a posteriori”.


Seconda possibile traduzione
“E’ ogni comportamento corretto (opportuno, logico, adatto, corretto) dell’uomo [ad essere, apparire] ai suoi occhi, ma L’Eterno è Colui che valuta (esamina, corregge) i cuori”

Parafrasando: “Quello che l’uomo vede/nota/valorizza sono i comportamenti corretti, opportuni o lineari, ma L’Eterno è Colui che valuta (valuta, esamina, corregge) i cuori”.

Questa traduzione implica che l’uomo si limita a vedere, notare, valorizzare esclusivamente i comportamenti “opportuni”; ma l’Eterno valuta, esamina e corregge ciò che genera quei comportamenti.

In questo caso il testo sembra descrivere piuttosto come un essere umano redige il “bilancio” della propria vita e della vita altrui. Il testo sembra descrivere una valutazione fatta dall’uomo “a posteriori”, sia con riferimento ai propri comportamenti che ai comportamenti attuati da altri.

Questa traduzione sembra lasciar intendere che l’uomo valuta se stesso e/o gli altri, redige un bilancio della propria vita o della vita altrui, sulla base dei comportamenti attuati e considerati (da lui) “opportuni”, “corretti”.


Terza possibile traduzione
“E’ ogni comportamento dell’uomo “retto” [ad essere, apparire] ai suoi occhi, ma L’Eterno è Colui che valuta (valuta, esamina, corregge) i cuori”.

Parafrasando: “Quello che l’uomo “retto” vede/nota/valorizza è ogni comportamento, ma L’Eterno è Colui che valuta (esamina, corregge) i cuori”.

Questa traduzione implica che persino l’uomo “retto” si limita (o può limitarsi) a vedere, notare, valorizzare (o, al massimo, “valutare, esaminare, e correggere”) esclusivamente tutti i propri comportamenti; ma l’Eterno valuta, esamina e corregge ciò che genera quei comportamenti.

In questo caso il testo sembra enfatizzare una limitazione oggettiva insita nell’uomo, anche nell’uomo “retto”. Questi si limita (o può limitarsi) a vedere/notare/valorizzare tutti i “comportamenti”, nulla di più.

Questa traduzione sembra avvertire l’uomo “retto” che, anche se lui vede, nota, valorizza (o, al massimo, “valutare, esaminare, e correggere”) tutti i propri comportamenti; tutto questo non è sufficiente, poiché ciò che va valutato, esaminato ed eventualmente corretto è ciò che genera quei comportamenti. Ecco perché il Salmista esclama: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. mettimi alla prova e conosci i miei pensieri” (Salmo 139:23).

 

RIFLESSIONE

L’ambiguità è una caratteristica insita nel codice lingua. Ma quando quest’ambiguità viene usata a favore del processo comunicativo, per trasmettere cioè un messaggio pluridimensionale, ci troviamo veramente davanti a qualche cosa di eccezionale e meraviglioso che ci lascia letteralmente estasiati.

Anche se questo verso può essere tradotto in tre modi diversi, tutte le sue possibili traduzioni non sembrano assolutamente essere in contraddizione tra loro; anzi si completano a vicenda fornendo, insieme, un’immagine tridimensionale dei concetti espressi:

  1. Tutte e tre le traduzioni mettono in contrapposizione ciò che sembra essere un “comportamento” esteriore (“Via” – דֶּרֶךְ) con tutto ciò che, interiormente alla mente dell’uomo (“cuori” – לִבּ֣וֹת), genera quel determinato comportamento. Puntualizzando così, in modo indiretto, che ogni comportamento è il risultato di un processo interiore all’uomo.
  2. Non è la natura dell’uomo, in quanto tale, l’oggetto di questo testo; quanto, piuttosto, la sua attitudine, i suoi comportamenti e ciò che genera questi ultimi.
  3. Nessuna traduzione crea una corrispondenza univoca tra la “natura” del comportamento è la “natura” del cuore. Anzi, ogni traduzione sembra proprio implicare che un comportamento “NON opportuno” non è necessariamente il risultato di un “cuore” con caratteristiche negative; così come un comportamento “opportuno” non è necessariamente il risultato di un “cuore” con caratteristiche positive.
  4. Ogni traduzione non solo presenta l’Eterno (יְהוָֽה) come Qualcuno che rispetta l’uomo poiché non controlla la sua mente, ma gli permette di partorire pensieri e progetti; questo verso presenta l’Eterno (יְהוָֽה) anche come Colui il cui obiettivo principale non è quello di “emettere una sentenza”, ma piuttosto di “valutare” le implicazioni di quanto l’uomo ha partorito con il fine implicito di poterlo aiutare.
  5. Ogni traduzione fa una netta differenza tra ciò che l’uomo considera “corretto”, “opportuno”, “giusto” e ciò che lo è veramente.

Il testo biblico sostiene che questi princìpi molto importanti da ricordare non solo nel momento in cui uno attua o vede attuare un determinato comportamento; ma anche quando si desidera fare un bilancio della propria vita, o si sente proprio il bisogno di esprimere un giudizio su un’altra persona.

Comprendere a fondo questi principi significa sostanzialmente comprendere a fondo il testo di 1 Samuele 16:7: “… L’uomo guarda all’apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore”.