יְהוָ֖ה יִלָּחֵ֣ם לָכֶ֑ם וְאַתֶּ֖ם תַּחֲרִישֽׁוּן׃
Di Elia Fiore (MA Oxon)
TRADUZIONI
Diodati: Il Signore combatterà per voi, e voi ve ne starete queti.
Nuova Diodati: L’Eterno combatterà per voi, e voi ve ne starete tranquilli».
Riveduta: L’Eterno combatterà per voi, e voi ve ne starete queti.
Nuova Riveduta: Il SIGNORE combatterà per voi e voi ve ne starete tranquilli».
C.E.I.: Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli».
COMMENTO
יְהוָֽה
Vocalizzazione di Adonai (Qere Perpetum).
Questo Nome presenta, tra le altre cose, Dio come Colui che ha fatto un “Patto” con il Suo popolo.
Nel pensiero ebraico sembra che l’idea generale, o principale, venga espressa per prima. Essa viene poi limitata nella sua applicazione dalla/e parola/e o dalla/e particella/e che segue/ono.
Per esempio: Un buon uomo = un uomo un buono; Il mio uomo = l’uomo di me; Il mio buon uomo = l’uomo di me, il buono; L’uomo disse = disse l’uomo
In questo caso, quindi, l’enfasi è posta sul fatto che è l’Eterno, il soggetto dell’azione indicata.
יִלָּחֵ֣ם
In ebraico il verbo non viene coniugato rispetto al tempo verbale ma, tra le altre cose, rispetto all’ “aspetto”.
L’”aspetto” di un verbo descrive, sostanzialmente, la dimensione temporale dell’azione indipendentemente dal momento assoluto in cui viene collocata.
L’aspetto, non ci dice quando è stata fatta un’azione, ma se essa si è conclusa o meno.
L’aspetto di questo verbo è imperfetto, indica cioè un’azione non conclusa; che potrebbe essere iniziata nel passato, continuare nel presente e nel futuro!
Spesso l’imperfetto viene tradotto in italiano con il presente. Sicuramente YHWH non stava iniziando ora; né tantomeno avrebbe iniziato, o smesso nel prossimo futuro, di combattere a favore del Suo popolo.
Trattasi di un’azione iniziata in passato, continuativa e non ancora conclusa.
Un esempio simile, dove un verbo all’imperfetto viene tradotto al presente, lo troviamo in Esodo 15:1 (“…Agar, serva di Sarai, da dove vieni e dove stai andando?…”.
La “diatesi” usata è quella del passivo/riflessivo che sostanzialmente indica che il soggetto, in questo caso, subisce o fa ricadere su di sé l’azione.
E’ come dire che YHWH subisce o fa ricadere su di sé una battaglia in cui Lui combatte a favore del Suo popolo. Lui si è lasciato coinvolgere in battaglia, si è “messo in mezzo” (E’ lo stesso gesto di Colui che prende le difese di qualcuno più debole). Il “lasciarsi coinvolgere” è un segno evidente di “grazia” e di “fedeltà”.
Grazie al patto che YHWH ha stipulato con il Suo popolo le battaglie di quest’ultimo sono anche le Sue battaglie.
לָכֶ֑ם
Qui viene usata la preposizione לְ “Per voi, a vostro favore”: Le preposizioni בְּ oppure עִם indicherebbero “contro” di voi.
וְ
Questo elemento morfologico viene generalmente tradotto con la congiunzione “e”, ma può essere anche tradotta “ma” o “quindi”
אַתֶּ֖ם
Anche questo pronome personale soggetto (“voi”) viene posizionato prima del verbo.
Sembra quasi essere posto in contrapposizione con יְהוָֽה anch’esso posizionato prima del verbo e dovrebbe essere tradotto “…Per quanto vi riguarda…” o “… Quanto a voi…”.
תַּחֲרִישֽׁוּן
L’aspetto di questo verbo è imperfetto, indica cioè un’azione non conclusa; mentre la sua diatesi è attiva ma il verbo è coniugato all’Hiphil, coniugazione che, sostanzialmente, indica un “causativo”.
Trattasi di un verbo “stativo”, un verbo cioè che indica uno stato. Questa radice (חָרֵשׁ) in ebraico indica sia l’essere muto, sia l’essere sordo. Al “causativo” significa sostanzialmente “fatevi diventare muti e/o sordi”; Fate in modo di non parlare (“azzittitevi”) e di non udire.
Una caratteristica di questo verbo è la ן finale che, di solito non compare. Secondo gli studiosi questo suffisso abbastanza anomalo trova radici nell’ebraico pre-biblico. Studiando il suo uso nell’ebraico biblico si è arrivati alla conclusione che questo suffisso indica “Direzione o movimento”; “modalità”; o, addirittura, un “segno tematico”. Secondo Elizabeth Robar (University of Cambridge) nel suo articolo Nunation (including energic and paragogic nun) la ן finale può indicare “modalità deontica, caratteristica di un’obbligazione o di un permesso.
Nel caso specifico sembra essere la funzione più adatta. Lo stesso uso, infatti, lo vediamo in Esodo 4:15: Tu gli parlerai e gli metterai le parole in bocca. Io sarò con la tua bocca e con la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare (תַּעֲשֽׂוּן).
TRADUZIONE PROPOSTA
E’ YHWH che sta combattendo per voi; quindi, quanto a voi, dovete ammutolirvi [e assordarvi].
RIFLESSIONE
La posizione del termine יְהוָֽה nel testo ebraico enfatizza innanzitutto il fatto che Colui che combatte è YHWH, non qualcun altro.
Il verbo della proposizione principale, così come viene coniugato, ci trasmette due concetti fondamentali. Il suo aspetto ci dice che l’azione di combattere di YHWH non si è conclusa, è incompleta poiché è un’attività che è iniziata nel passato, continua nel presente e continuerà nel futuro.
Inoltre la diatesi usata sottolinea, in modo forte e chiaro, il fatto che YHWH ha scelto di “mettersi in mezzo” tra il Suo popolo e i nemici di quest’ultimo; Egli ha scelto volontariamente di fare Sue le battaglie del Suo popolo, di “subire”, farsi coinvolgere nella battaglia per aiutare coloro che ama. Un segno evidente della sua grazia!
Ma il verso non si conclude qui. Il popolo di YHWH non solo è chiamato a prendere consapevolezza che le proprie battaglie sono ora le battaglie di YHWH; viene anche chiamato ad essere proattivo, ma attenzione! Non nel combattere, ma nel fare il possibile per non parlare e/o non sentire.
Sembra quasi che il voler “dire la propria” o l’essere condizionati da ciò che si sente non solo non offre alcun contributo alla battaglia, ma abbia addirittura degli effetti negativi.
La vittoria è garantita grazie al fatto che è YHWH a combattere; ma è fondamentale che il Suo popolo riesca a non mettere nella battaglia del proprio, spesso condizionato da fattori esterni; ma realizzi che la battaglia è ora di YHWH, è Lui che la subisce al posto del Suo popolo e questo è più che sufficiente per garantire la vittoria.
Il testo biblico non incoraggia il popolo ad un’attitudine passiva; lo incoraggia invece ad un’attitudine attiva, ma non attiva nel cercare di condizionare la battaglia, attiva nel non permettere a ciò che lo può condizionare, né al pensiero stesso di poter modificare il corso della battaglia, di distoglierlo dalla consapevolezza che la battaglia appartiene ora a YHWH ed è questa l’unica ragione per la quale il popolo sperimenterà la vittoria.