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- venerdì | 06/11/2020
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Il salmista paragona la propria vita ad un “viaggio” voluto dal SIGNORE (Colui che ha stretto con lui un patto).
Analizzando il testo ebraico appare evidente che il retroscena di questo Salmo non è l’ovile, che rappresenta per le pecore sicurezza e certezze; ma il viaggio verso il pascolo, che richiede fiducia totale nei confronti di chi guida.
Il salmista sostiene che gli manca nulla. L’aspetto imperfetto del verbo ebraico indica un’azione non conclusa che, a livello temporale, può posizionarsi nel passato, nel presente e nel futuro. E’ come se il salmista dicesse “dato che è IL SIGNORE che mi porta al pascolo, non mi è mai mancato nulla in passato, non mi manca nulla nel presente e continuerà a non mancarmi nulla.
Ma attenzione, il significato trasmesso da questo verbo non è tanto “ho tutto”, quanto “non sento il bisogno di nulla”; con ciò che ne consegue.
Questo salmo sembra proprio paragonare la vita ad un viaggio il cui unico scopo è quello di cibarci per farci crescere nel senso più completo e totale (fisico, emotivo, spirituale, ecc.) del termine. Questo viaggio è voluto dal SIGNORE che, per cibarci e farci crescere, ci dona tutto ciò di cui abbiamo bisogno; non necessariamente tutto ciò che ci piace.
Ma quali sono le implicazioni concrete di questa affermazione?